Murale – Giocattoli in cambio di frutta

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Nino Gramsci che gioca insieme alla sorella Teresina. L’opera indaga anche su una particolare abilità del giovane Gramsci ovvero quello di costruttore di giocattoli.

Data:

21 Giugno, 2023

Tempo di lettura:

4 minuti

In quest’opera realizzata tra Novembre e Dicembre del 2022 raffigura una scena abituale del giovane Nino Gramsci che insieme alla sorella Teresina giocano. Raffigurati scalzi e con abbigliamenti di inizio secolo scorso. L’opera indaga anche su una particolare abilità del giovane Gramsci ovvero quello di costruttore di giocattoli.

Questo infatti intervistata diceva su quest’aspetto la sorella Teresina: “Era un meraviglioso compagno di giochi, ricco di inventiva e dotato di grandi capacità manuali… Non avevamo giocattoli naturalmente, e io e lui diventammo molto bravi a costruirli. Io facevo delle bambole di canna che rive­stivo con piccoli pezzi di stoffa colorata, Nino faceva barche, velieri, o dei buffi uccellini col pennacchio in testa. Poi organizzavamo delle lotterie”.

“Ogni pezzo aveva un numero e tutti i ragazzi del vicinato, figli di proprietari benestanti, venivano a tentare la fortuna. Invece dei soldi ci davano una mela o una pera a biglietto. A casa c’era sempre molto appetito; potevamo disporre di una minestra e del pane, ma la frutta per noi era un lusso. In questo modo ce la procuravamo ed era una festa poterne avere tanta da mangiarne fino a saziarci”.

Intervista a Teresina Gramsci

 

Contenuti per approfondire

Per una infanzia robinsoniana di Luigi Manias dalla mostra Gramsci Sardo (2007).

Il giocattolo per molto tempo in Sardegna, soprattutto nelle zone rurali, era autocostruito. A questa inderogabile regola non si sottrasse neanche Antonio Gramsci, anzi. Ricordando le capacità “ludiche” di Antonio Teresina Gramsci diceva: Era un meraviglioso compagno di giochi, ricco di inventiva e dotato di grandi capacità manuali… Non avevamo giocattoli naturalmente, e io e lui diventammo molto bravi a costruirli. Io facevo delle bambole di canna che rive­stivo con piccoli pezzi di stoffa colorata, Nino faceva barche, velieri, o dei buffi uccellini col pennacchio in testa. Poi organizzavamo delle lotterie.

Ogni pezzo aveva un numero e tutti i ragazzi del vicinato, figli di proprietari benestanti, venivano a tentare la fortuna. Invece dei soldi ci davano una mela o una pera a biglietto. A casa c’era sempre molto appetito; potevamo disporre di una minestra e del pane, ma la frutta per noi era un lusso. In questo modo ce la procuravamo ed era una festa poterne avere tanta da mangiarne fino a saziarci. Lo stesso Gramsci in una sua lettera ascriveva la passione per i giocattoli autocostruiti, ad una autentica predisposizione per le attività pratiche. Barche e carretti erano i manufatti preferiti: Il mio più grande successo fu quando un telaio del paese mi domandò il modello in carta di una superba goletta a due ponti, per riprodurla in latta. Ed ancora: Ricordo benissimo il cortile dove giocavo con Luciano [Guiso, figlio del farmacista di Ghilarza] e la vasca dove facevo manovrare le mie grandi flotte di carta, di canna, di ferule e di sughero, distrug­gendole poi a colpi di schizzaloru…

Parlavo sempre di brigantini, sciabecchi, tre alberi, schooners, di bastinaggi e di vele di pappafi­co… Mi dispiaceva solo che Luciano possedesse una semplice robu­sta barchetta di latta pesante che in quattro movimenti affondava i miei più elaborati galeoni con tutta la complicata attrezzatura di ponti e di vele. Tuttavia ero molto orgoglioso della mia capacità. Per gli impedimenti fisici noti, si sentiva tagliato fuori da un certo tipo di giochi all’aria aperta, movimentati e a loro modo guerreschi. Un compagno delle elementari, Chicchinu Mameli, ricorda: Era della corporatura che lei sa, e naturalmente la deformità gli impediva di partecipare a certi nostri giochi. I ragazzi, ora e sempre, lottano, si sfiatano: i nostri giochi preferiti erano prove di valentia fi­sica e di resistenza, e lui, Nino, al più poteva starsene a guardare. Ve­niva di raro, per questo, con noi. In genere rimaneva in casa, occu­pato a leggere, a disegnare figure colorate, a metter su costruzioni di legno, a giocherellare in cortile.

Oppure se ne andava a girare in campagna. Lo vedevo spesso con Mario. Degli altri fratelli, Gennaro era troppo grande, sette anni in più, per fargli compagnia; e Carlo troppo piccolo, sei anni in meno. Sono di quel tempo le scorribande tra la valle del Tirso sotto San Serafino e gli orti e i ruscelli di Canzola e la casa di zia Maria Domenica Corrias ad Abbasanta. Aveva letto, an­cora piccolo, Robinson Crusoe, trovato nella bibliotechina che una signora Mazzacurati, moglie del collettore delle imposte, trasferita altrove, gli aveva lasciato in dono, e l’impressione gli era rimasta a lungo, scriverà: Non uscivo di casa senza avere in tasca dei chicchi di grano e dei fiammiferi avvolti in pezzettini di tela cerata, per il caso che potessi essere sbattuto in un’isola deserta e abbandonato ai miei soli mezzi.

Poi s’era combinato gli attrezzi per la ginnastica. Forte sin da bambino d’una volontà che ha del favoloso e risoluto a correggere in tutti i modi possibili l’imperfezione fisica, ogni giorno con metodo si applicava al sollevamento dei pe­si. Nel cortile della casa dove abita adesso Teresina, vedo sfere di pietra. È lei a raccontarmi Ancora Teresina Gramsci: “Le sue capacità manuali si esternavano anche in altri modi. Aveva bisogno di fare esercizi fisici, ma gli mancavano gli attrezzi necessari. Con Mario, l’altro fratello, portarono nel nostro piccolo giardino delle grosse pietre e con un lavoro paziente e preciso le scolpirono fino a ricavarne due palle rotonde, quasi perfettamente levigate, e di peso ugua­le. Le unirono con un’asta di legno e le usavano come manubri.

Le palle di pietra sono conservate al Museo della Casa Gramsci, qui a Ghilarza. Con regolarità, tutte le mattine, Nino faceva gli esercizi. Desidera­va irrobustirsi, avere più muscoli nelle braccia; e impegnandosi al massimo tirava su i pesi fin quando le energie non lo abbandona­vano. Ricordo che una volta arrivò sino alle sedici flessioni di sé­guito…S’era costruita una doccia spe­ciale. La si può descrivere così: un grande recipiente di la­miera appeso a un chiodo a uncino. Questo recipiente, un bidoncino, pendeva dal soffitto della cucina. Nel lato su­periore Nino aveva praticato tanti forellini. Lo riempiva d’acqua calda e lo tirava su. Per capovolgerlo, bastava allo­ra tirare una cordicella e l’acqua zampillava subito per il bagno.

 

Testo di Giuseppe Manias

Video di Irio Pusceddu

 

Mauro Podda. Nasce a Terralba il 29.07.1959. Mostra subito interesse verso l’arte e in particolare verso il disegno e la pittura. Nel 1983 prende il diploma geometra, ma è l’arte il suo principale interesse così dopo varie esperienze dal 1990 al 1996 lavora per l’emittente NOVA TV di Oristano come grafico, operatore e scenografo.  Intanto tra le innumerevoli attività non abbandona la pittura che rimane sempre la sua passione. Fin da giovane, i suoi lavori pittorici spaziano tra surrealismo magico e realismo.  Nella mostra 𝘌𝘴𝘴𝘦𝘳𝘦 𝘧𝘢𝘯𝘨𝘰 del 2014 (Arte 52 – Museo del Territorio 𝘚𝘢 𝘊𝘰𝘳𝘰𝘯𝘢 𝘈𝘳𝘳𝘶𝘣𝘪𝘢), dedicata all’alluvione che colpì il terralbese nel 2013, emergono con forza l’attaccamento alla sua terra, ma anche l’impegno e la denuncia sociale. Nel 2019 partecipa alle manifestazioni di Matera Capitale Europea della Cultura e nel 2021, in collaborazione con la CMA di Oristano, realizza l’installazione in ceramica all’ingresso di Villaurbana. E’ autore di svariati murales in diversi paesi dell’Isola.  A Gonnosnò dopo il murale del 2007 nel 2022 ne ha realizzati altri 5 tutti aventi come argomento la vita, l’opera e il pensiero di Antonio Gramsci.

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